Chi è Adriano De Sanctis e come nasce il progetto Welcome Dog System?
Adriano De Sanctis è un imprenditore e consulente con oltre venticinque anni di esperienza nella gestione alberghiera. Dopo aver guidato per anni l’Hotel Marina, a Roseto degli Abruzzi, lo ha trasformato in uno dei primi esempi italiani di struttura realmente dedicata alle famiglie con animali. Da quell’esperienza concreta, fatta di errori, tentativi e risultati misurabili, è nata l’idea di creare un metodo replicabile: Welcome Dog System (https://welcomedogsystem.it/) , oggi parte del progetto Digital Pet Marketing ( https://digitalpetmarketing.it/ )
L’obiettivo era colmare un vuoto: fornire agli hotel strumenti concreti per passare da un semplice “sì, accettiamo animali” a una vera accoglienza integrata. Il sistema unisce analisi degli spazi, formazione dello staff, servizi personalizzati e comunicazione efficace, con un approccio misurabile in termini di prenotazioni, reputazione e fidelizzazione. La spinta principale nasce dall’osservazione di un fenomeno reale: sempre più turisti viaggiano con animali, ma la maggior parte delle strutture non è pronta ad accoglierli in modo organizzato.
Essere “pet friendly” è una moda o una reale esigenza del mercato turistico?
Non è una moda, è un cambiamento strutturale del mercato. In Italia ci sono oltre 16 milioni di famiglie con animali domestici, e la tendenza è in crescita in tutta Europa. Basta osservare i dati di piattaforme come Booking o Airbnb, dove la voce “animali ammessi” è tra i filtri più utilizzati nella ricerca. Chi viaggia con un animale non cerca più un’eccezione: cerca una vera esperienza di vacanza inclusiva, senza rinunce.
Essere pet friendly oggi significa intercettare una fascia di clientela stabile, disposta a pagare di più per un’accoglienza coerente. Non è solo empatia verso gli animali, ma un vantaggio competitivo: le strutture che adottano questa filosofia riducono la dipendenza dalle OTA, migliorano l’occupazione nei periodi di bassa stagione e ottengono recensioni organiche più alte. Un esempio concreto: diversi hotel che hanno applicato il metodo Welcome Dog System hanno registrato un aumento delle prenotazioni dirette fino al 20% in meno di un anno.
Quali sono gli errori più comuni che le strutture commettono quando si dichiarano pet friendly?
L’errore più frequente è pensare che basti dire “pet friendly” per esserlo davvero.
Molti hotel pubblicano una foto di un cane sul sito o mettono una ciotola in camera e credono di aver risolto. Ma poi impongono restrizioni di peso (“solo fino a 10 kg”), vietano l’accesso in ristorante o fanno pagare supplementi sproporzionati per la pulizia. Queste contraddizioni generano frustrazione e recensioni negative.
Un altro errore comune è non avere una pet policy chiara e diffusa: capita spesso che il personale non sappia nemmeno quali regole comunicare. Oppure che il sito web parli di “accoglienza per animali” e al check-in arrivino limitazioni non dichiarate. In un’epoca in cui la reputazione digitale è tutto, questa incoerenza può compromettere la fiducia del cliente. La regola è semplice: se un ospite con cane deve chiedere “ma può entrare qui?”, qualcosa non funziona.
Cosa serve per diventare davvero pet friendly?
Servono tre pilastri: spazi, servizi e persone.
Gli spazi devono essere pensati, non improvvisati: camere facili da pulire, aree esterne dedicate, percorsi sicuri, zone ristoro accessibili anche con animali. I servizi devono essere concreti: welcome kit con tappetino, ciotole e copertina; zone dog wash per sciacquare il cane dopo la spiaggia; spazi ombreggiati e punti acqua nei giardini o nelle aree comuni.
Ma il vero salto di qualità arriva dalle persone. Un’accoglienza pet friendly efficace nasce da uno staff formato, capace di gestire situazioni pratiche (come un cane che abbaia in camera o un ospite che teme gli animali) con equilibrio e professionalità. Non serve essere amanti dei cani: serve essere preparati. In molte strutture seguite da Welcome Dog System, il cambiamento più visibile non è stato l’arredo, ma l’atteggiamento dello staff.
Quali sono i servizi che fanno la differenza?
Le esperienze migliori derivano da servizi semplici ma studiati con attenzione. Un esempio è il “Dog Corner”, una piccola area relax con acqua fresca, ombra e biscotti, che costa pochissimo ma genera entusiasmo tra i clienti. Oppure la “Dog Breakfast Area”, uno spazio esterno dove gli ospiti possono fare colazione con il proprio cane senza sentirsi esclusi.
Altri hotel hanno introdotto la figura del “Pet Concierge”, che fornisce informazioni su spiagge accessibili, veterinari, dog sitter o percorsi naturalistici nei dintorni. In alcuni casi si creano perfino pacchetti esperienziali: trekking con cane, shooting fotografici, giornate al lago o in spiaggia riservate.
Il valore percepito cresce perché l’hotel dimostra di aver pensato anche all’ospite a quattro zampe. E questo, nel mondo del turismo esperienziale, fa la differenza.
Cosa puoi dirmi sulla formazione e sul ruolo del “pet receptionist”?
La formazione è la base dell’accoglienza consapevole. In molte strutture lo staff non è preparato, e questo genera incomprensioni. Un receptionist che reagisce con fastidio o incertezza al cliente con cane rovina tutto il lavoro di marketing.
Un “pet receptionist” formato, invece, sa gestire le domande, anticipare i bisogni e trasmettere serenità. Deve conoscere la pet policy, i servizi interni, le regole di convivenza e i partner esterni (come toelettatori o veterinari). Sa quando intervenire e come prevenire problemi tra ospiti con e senza animali.
In diverse strutture formate con Welcome Dog System abbiamo introdotto micro-script per l’accoglienza: semplici frasi e atteggiamenti che trasformano il check-in in un momento positivo. Non serve improvvisare: serve metodo.
Opportunità economiche e strategie di revenue, cosa puoi dirmi in merito?
Un hotel pet friendly ben organizzato può generare ricavi aggiuntivi significativi.
Oltre all’aumento delle prenotazioni, ci sono servizi a pagamento come il pet set premium, il dog sitting, la toelettatura su richiesta o i pacchetti weekend “Pet Lovers”. Ogni servizio può diventare una leva di upselling e cross-selling se gestito correttamente.
Ad esempio, un hotel in Romagna che ha adottato il sistema ha creato un “Dog Relax Package” con camera dedicata, menù personalizzato e servizio fotografo: risultato, camere vendute al 25% in più rispetto alla tariffa standard.
Essere pet friendly non è un costo, ma una strategia di posizionamento. Chi lo capisce prima, conquista il mercato.
C'è un messaggio che vorresti lasciare agli hotel che vogliono iniziare questo percorso?
Non serve trasformare subito la struttura, serve iniziare con consapevolezza. Il primo passo è analizzare lo stato attuale: come vengono accolti gli animali oggi, quali limiti esistono, come reagisce lo staff.
Poi serve una visione chiara: a che livello voglio arrivare? Voglio essere semplicemente accogliente o diventare un punto di riferimento per i pet lovers?
Il cambiamento parte dalle persone e dalla mentalità, non dai metri quadrati.
Chi ha il coraggio di fare questo passo non solo attira nuovi clienti, ma costruisce una reputazione autentica, basata su esperienze reali e soddisfazione.
Perché il vero pet friendly non è quello che mette una ciotola… è quello che fa sentire a casa, insieme.
Ringrazio Adriano per la sua disponibilità e per aver condiviso con noi la sua esperienza e i suoi preziosi consigli del mondo pet friendly.
Per conoscere meglio la sua attività, vi invito a visitare i sui siti e a seguirlo sui canali social:

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